Via del Pratello è un microcosmo con un fascino tutto suo. E' un vicolo pedonale che si incunea verso il centro della città e percorrendolo a piedi, dai viali di circonvallazione fino al cuore di Bologna, si assapora un'atmosfera diversa a seconda del momento della giornata. Di mattina ha una luce particolare, quella che arriva dall'alto e che ravviva, con turno regolare ed equo, piccole finestre di abbaini ristrutturati in legno scuro e casupole fatiscenti. I portici sono stretti e sporchi abbastanza da non stonare con i graffiti che colorano ogni superficie; la pavimentazione è vecchia e dissestata mentre il manto stradale ha curiose corsie in cemento liscio incastonate in una piscina di sassi, doloroso percorso se non si calzano scarpe con suola robusta. Ci passeggiano anziane coppie che praticano un lentissimo slalom fra i rauchi avventori in canottiera dei due bar più frequentati. In via del Pratello c'è il carcere minorile, che garantisce una triste dose di dolore visibile negli occhi di chi aspetta fuori, ci sono piccolissimi negozi strappati allo spazio esiguo con la rabbia della necessità o della trasgressione. Frutta e verdura, un'edicola, un forno più vecchio che antico, osterie e bar scuri e brutti, enoteche e piccoli ristoranti che di mattina sembrano gli scheletri di un luna park in miniatura, ma verso mezzogiorno riempiono di rumori caratteristici la via. Le panche, incatenate l'una all'altra in un sodalizio di poche ore, vengono liberate e riappoggiate sulla strada e i tavoli, fino a poco prima a gambe all'aria, riacquistano la loro decadente eleganza grazie a una tovaglia lavata di fresco e a un portacenere pulito. Di sera si illumina di arancione, via del Pratello. E scendono in strada decine e decine di studenti in bicicletta, di punkabbestia intonati alle crepe dei portici, di comitive dirette in osteria, di suonatori e di casinari. Cambia faccia, questo vicolo affascinante, e cambia abito e voce e anima. Ci cammino col cuore, in questa via, respirando il profumo di pizza al taglio e di sedano, riconoscendo le voci che hanno ancora un timbro autentico, senza interferenze di clacson e di motori, vicinissimi ma tagliati fuori dall'incoercibile protervia di questo piccolo mondo.