In questi giorni ho scritto poco, ma ho pensato e letto molto. Ho letto i giornali, collezionando ansie, timori e preoccupazioni. Pochi sorrisi, ché il tempo dell'anno, questa volta, non li favorisce. Ho letto i blog che seguo di più trovando, ogni tanto, stilettate gratuite e lievi ferimenti. Ho letto dentro di me, cercando colpe e meriti, punti deboli e di forza. E ho trovato di tutto, anche riflessioni amare.
Si fanno errori, si valuta male, si attribuiscono priorità sbagliate. Capita, nel corso della vita. Capita che non si riesca a rendere per quello che si è, che si venga fraintesi, sottovalutati, sopravvalutati, non considerati per le cose buone che si hanno dentro e che si fanno. Capita anche a me e aggiungerei, come una macchia inopportuna nel discorso, la meravigliosa espressione "ci sono giorni in cui mi sento trasparente". Vecchia e trita, ma rende. Mi viene in mente il capo d'abbigliamento a cui sei abituato, che metteresti via, mentre agli occhi degli altri è ancora bello e nuovo. E servirebbe che qualcuno lo vedesse e ti dicesse quanto è carino, per farti accorgere che forse ti sta ancora bene. Basta così poco per abituarsi alle cose buone e non vederle più, per lasciare che siano soffocate dalla spesa, dai pranzi e dalle cene, frutta e verdura che fanno bene, mi stiri questa camicia?, c'è la divisa da lavare, mancano i feltri sotto le sedie, tre lavatrici in attesa di giudizio, mi spedisci questo bollettino, chiama l'idraulico che il rubinetto perde.
Se dovessi fare un bilancio del 2007, direi proprio che è stato un anno di merda. Tanto per essere chiari sulle voci in passivo. E' iniziato male ed è stato un crescendo rossiniano di sfighe assortite, dalle più stupide alle più gravi. Quelle definitive. In questo interminabile anno ho cercato di rimanere a galla e di respirare a pieni polmoni ogni volta che ho potuto. Per alcuni non è sufficiente, per altri è tanto.
Io questo bilancio non so come chiuderlo. Spero almeno di trovare, nell'inventario di gennaio, ciò a cui tengo davvero. Per il resto, si fa come si può.
Si fanno errori, si valuta male, si attribuiscono priorità sbagliate. Capita, nel corso della vita. Capita che non si riesca a rendere per quello che si è, che si venga fraintesi, sottovalutati, sopravvalutati, non considerati per le cose buone che si hanno dentro e che si fanno. Capita anche a me e aggiungerei, come una macchia inopportuna nel discorso, la meravigliosa espressione "ci sono giorni in cui mi sento trasparente". Vecchia e trita, ma rende. Mi viene in mente il capo d'abbigliamento a cui sei abituato, che metteresti via, mentre agli occhi degli altri è ancora bello e nuovo. E servirebbe che qualcuno lo vedesse e ti dicesse quanto è carino, per farti accorgere che forse ti sta ancora bene. Basta così poco per abituarsi alle cose buone e non vederle più, per lasciare che siano soffocate dalla spesa, dai pranzi e dalle cene, frutta e verdura che fanno bene, mi stiri questa camicia?, c'è la divisa da lavare, mancano i feltri sotto le sedie, tre lavatrici in attesa di giudizio, mi spedisci questo bollettino, chiama l'idraulico che il rubinetto perde.
Se dovessi fare un bilancio del 2007, direi proprio che è stato un anno di merda. Tanto per essere chiari sulle voci in passivo. E' iniziato male ed è stato un crescendo rossiniano di sfighe assortite, dalle più stupide alle più gravi. Quelle definitive. In questo interminabile anno ho cercato di rimanere a galla e di respirare a pieni polmoni ogni volta che ho potuto. Per alcuni non è sufficiente, per altri è tanto.
Io questo bilancio non so come chiuderlo. Spero almeno di trovare, nell'inventario di gennaio, ciò a cui tengo davvero. Per il resto, si fa come si può.