Io continuo ad essere molto preoccupata. I
modi, i
contenuti, le
scappatoie comode, le
scelte e le dichiarazioni arroganti e offensive di alcuni rappresentanti del governo - e qui ci vorrebbe un elenco di link in ordine alfabetico, per non perdersi - stanno delineando una realtà, oltre le parole, che sembra traghettarci verso una significativa limitazione delle libertà fondamentali. Lo dico da tempo, e lo ripeto: sono preoccupata. Soprattutto perché non vedo, nonostante scioperi e proteste, una reale contrapposizione costruttiva, solida e ferma. Mi sento parte di una nazione che non riconosco, in cui la violenza - delle parole e delle azioni - è stata sdoganata del tutto. E quelli che fino a pochi mesi fa si dichiaravano moderati, esprimono ora tutta l'intolleranza e l'odio - come ultras da stadio - verso una sinistra demonizzata e deformata da vecchi rancori. Ho sentito persone, che
prima predicavano il rispetto, usare parole incarognite verso una indefinita sinistra per poi, seraficamente, proporre consessi virtuali con l'auspicio di volersi bene appassionatamente per un mondo migliore. Mettendo da parte le ideologie, s'intende, come se l'ideologia non fosse il propulsore più sano e forte per un confronto produttivo. A dire: fingiamo tutti di non avere idee politiche, sforziamoci di non offenderci più (prometto, Gesùbambino) e siccome
scripta manent, diamoci degli stronzi di merda solo di persona.
Come uomini da niente.